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martedì 12 maggio 2009

Grillo fa la "Pittima" davanti al Parlamento Italiano



Pittima è il termine con cui nell'antichità veniva definita, particolarmente nelle repubbliche marinare di Venezia e Genova, una persona pagata dai creditori per seguire costantemente i propri debitori. Sorta di esattore che aveva come compito quello di ricordare a costoro che dovevano saldare il debito contratto.

La pittima poteva gridare a gran voce per mettere in imbarazzo il debitore, ed il suo costante pedinamento era volto a sfiancarlo così che si decidesse a saldare il debito, la cui riscossione gli poteva fruttare una percentuale più o meno congrua.

In particolare nella Serenissima Repubblica la figura della pittima era reclutata tra gli emarginati e i disagiati che fruivano di una sorta di assistenza sociale del Doge costituita da mense pubbliche ed ostelli a loro riservati. Questi assistiti dovevano però rendersi disponibili a richiesta delle istituzioni per fare la pittima: il debitore pedinato non poteva nuocere a queste figure istituzionali pena la condanna. Il credito doveva essere difeso come il buon nome della maggiore repubblica commerciale dell'epoca.

Pittima è divenuto in seguito sinonimo di persona insistente che si lamenta sempre (ma anche, quindi, in termini speculativi, di percentuale).

In dialetto veneziano, la frase genericamente più utilizzata per definire pittima una persona è: "Ti xe proprio na pittima!" (Sei proprio uno che si lamenta di continuo per nulla), equivalente di "T'ê pròpio 'na pìtima!", in lingua genovese. In dialetto fiorentino invece significa persona insistente, strafottente, sfacciata, impertinente.

Fabrizio De André ha intitolato con questo termine una canzone dell'album Creuza de mä, appunto: A' pittima (La pittima).

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