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martedì 10 febbraio 2009

"Pacchetto sicurezza"

da Micromega

I medici che denunciano i pazienti: ovvero della differenza fra l’uomo e la bestia

di Felice Lima (Giudice del Tribunale di Catania)

La differenza fra l’uomo e la bestia si vede da cosa ciascuno “è disposto a fare” nei momenti critici.

Quando c’è cibo per tutti e maschi e femmine si accoppiano serenamente, uomo e bestia possono anche sembrare in qualche modo simili.

Ma quando la femmina sceglie un altro maschio, l’uomo soffre in silenzio rispettoso, mentre la bestia tenta di uccidere l’antagonista.

Così come quando il cibo scarseggia, l’uomo lo divide in parti uguali fra tutti, mentre la bestia ancora una volta uccide il concorrente per tenersi tutto il cibo per sé.

E’ notizia di oggi che il Senato della nostra Repubblica ha approvato una legge che prevede che i medici debbano denunciare gli stranieri clandestini che si rivolgano a loro per essere curati.

La Costituzione repubblicana difende come sacri alcuni diritti.

Fra questi quello alla salute.

L’art. 32 della Costituzione sancisce che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti».

Si badi: come diritto di qualunque individuo – non solo, come per altri diritti, del cittadino – e come interesse della collettività.

L’art. 365 del codice penale dispone che: «Chiunque, avendo nell’esercizio di una professione sanitaria prestato la propria assistenza od opera in casi che possono presentare i caratteri di un delitto pel quale si debba procedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne all’Autorità indicata nell’articolo 361, è punito con la multa fino a 516 euro. Questa disposizione non si applica quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale».

La ragione di questa norma è evidente.

La Costituzione vuole che, se io sto male, mi possa curare e pone la mia salute al di sopra dell’esigenza di perseguire eventuali reati che io possa avere commesso.

Se io, andando dal medico, devo temere di essere denunciato, tenderò a non andare dal medico, pur di non subire le conseguenze della denuncia.

Così facendo, potrà accadere che io patisca gravi conseguenze nel corpo per la mancata cura adeguata della mia malattia e, in alcuni casi, anche che muoia.

Ad oggi un assassino rimasto ferito nel corso del suo delitto può andare da un medico e farsi curare senza timore di essere denunciato. Perché la Costituzione considera la sopravvivenza dell’assassino un valore “prevalente” rispetto alla sua punizione.

Se la legge approvata al Senato sarà confermata anche alla camera, una madre straniera che abbia una bambina con sintomi di una malattia che non conosce, per il solo fatto di essere clandestina (e non assassina, come nell’esempio di prima), non potrà più recarsi da un medico senza essere denunciata anche per un reato (la permanenza senza permesso nel nostro territorio) per il quale stanno fissando una pena fino a quattro anni di carcere.

Se questa legge sarà approvata in via definitiva il nostro Stato avrà sulla coscienza un numero imprecisato di morti, di uomini e donne che avranno sovrastimato la propria possibilità di sopravvivere a una malattia pur di non consegnarsi ai secondini di un carcere.

L’onore e la civiltà di un popolo non stanno nelle chiacchiere e nella propaganda del regime che ha messo su. Ma nei fatti.

E i fatti parlano molto male di noi italiani.

Inoltre, la Costituzione, che ogni portaborse di partito si sente in diritto di trattare come una scarpa vecchia da buttare, è un punto di riferimento molto importante del grado minimo di civiltà che, in altri tempi, quando sembrava che ci convenisse, ci eravamo promessi e oggi, che sembra ci convenga meno (ma è un imbroglio: perché la civiltà, oltre a essere doverosa, conviene sempre), stiamo calpestando senza alcun pudore.

(10 febbraio 2009)

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